Tristan Thompson: l'incubo Irving e il cambio di mano per tirare

L'ala dei Cleveland Cavaliers già da giovanissimo aveva le idee chiare e ha fatto di tutto per diventare un professionista.
17.05.2015 16:00 di Simone Mazzola Twitter:    vedi letture
Tristan Thompson: l'incubo Irving e il cambio di mano per tirare

“Quando a quindici anni mi ha chiesto di andare negli Stati Uniti per migliorare il suo gioco e provare a diventare professionista, ho capito tutto. Dalle parole che ha usato e dagli occhi che aveva ero sicura che lasciarlo andare sarebbe stata la scelta giusta”. Mamma Andrea.

Tristan Thompson nasce il 13 marzo 1991 a Toronto, Canada, ed è il più giovane di quattro fratelli in una famiglia dove per avere sempre un piatto caldo per tutti, papà Trevor guidava il camion, mentre mamma Andrea un autobus.
I genitori di Tirstan emigrano dalla Giamaica per andare a vivere in Canada con la speranza di trovare fortuna e decidono di stanziarsi a Brampton Ontario.
Tristan inizialmente, come molti giamaicani, s’interessa al calcio e da bambino gioca sia da portiere che da centrocampista, ma l’impressione è che segua più la tradizione che nutrire una vera e propria passione, infatti applica molto presto la sua agilità di piedi in un campo da basket .
E’ anche il suo corpo a consigliargli un passaggio alla pallacanestro, infatti cresce in altezza da 1.75 m. a 1.98 m. tra gli 11 e i 14 anni. In quel momento capisce che la sua strada è il basket e che il suo piano sarà di giocare in NBA e provare a diventare un pro. Nel suo paese natale sente di non poterlo fare: “Rispetto enormemente il Canada e i suoi sportivi, sono davvero notevoli –ha detto- ma se vuoi diventare il migliore devi misurarti con i migliori e gli Stati Uniti dal punto di vista cestistico non hanno rivali”.
Così dopo qualche mese di riflessione e nonostante la giovanissima età di quinidici anni, decide di parlare con la mamma e tentare il grande salto.
Mamma ascolta le parole del figlio e comprendendone la genuinia richiesta gli concede la possibilità di andare a tentare la propria fortuna negli Usa. “E’ sempre stato il più avanti dei miei figli nonostante fosse il più giovane –ha detto - e sapevo che quella richiesta era davvero figlia di qualcosa che voleva fortemente".

Accettata la decisione anche dalla famiglia, arriva il reclutamento da parte di Dan Hurley che allenava a St.Benedict Preparatory School e che attualmente opera all'università di Rhode Island. Dopo due settimane Tristan era a Newark sotto il suo nuovo coach, che avrebbe dovuto gettare le basi per il prospetto che sarebbe diventato. Aveva davvero fame di diventare un giocatore migliore e una voglia incredibile di allenarsi migliorando tutto ciò che potesse.
L’inizio è stato davvero entusiasmante perchè St.Benedict viaggia a pieno regime inanellando diciannove vittorie consecutive per aprire la stagione, sino a quando non incontra la St.Patrick High School di Kyrie Irving. Il suo futuro compagno ne mette ventuno e davanti a 4000 tifosi arriva la prima sconfitta per 88-62. L’incredibile frustrazione per la battuta d’arresto ha scaldato gli animi nello spogliatoio di St.Benedict, infatti poco dopo coach Hurley e Thompson discutono animatamente e nonappena i toni si fanno accesi la situazione degenera. Senza arrivare al contatto fisico, l’impressione è che si sia rotto qualcosa, infatti pochi giorni dopo Hurley caccia Tristan dalla squadra.
“E’ stata la decisione più sbagliata della mia carriera –ha detto Hurley anni dopo- peggio anche di una sconfitta o di un licenziamento. Il non poter allenare Tristan per una banale discussione e averlo mandato via per un futile motivo è stato un errore. Sebbene ora siamo in buoni rapporti, ho un grande rimpianto".

Anche Tristan si è pentito dell’accaduto e questo gli ha insegnato a rimanere sempre al di qua della linea di demarcazione tra coach e giocatore. Al termine della sua carriera all’High School fa il suo esordio nell’NCAA andando a giocare per i Texas Longhorns, con la ferma intenzione di diventare una lottery pick o magari la prima scelta assoluta. Il futuro compagno Irving è sempre stato il suo "incubo", infatti nonostante la grande annata in Texas viene chiamato con la quarta assoluta, nel draft in cui proprio Kyrie prende la prima. Tristan era un prospetto molto interessante e futuribile, tanto che gli è stata dedicata una puntata di Sport Science dove viene studiato il suo atletismo e il suo grande chassis fisico, ma non era considerato una prima scelta assoluta, perché quelli sono i giocatori come Irving che da soli cambiano il destino di una franchigia. Lui pur essendo molto dotato sia tecnicamente che fisicamente, è un role player di alto livello e la sua militanza nella NBA lo ha confermato. La sua carriera ai Cleveland Cavaliers lo vede partire in quintetto per 164 partite consecutive prima dell’arrivo di Kevin Love e le sue peculiarità sono la lotta il rimbalzo e l’intensità.
“Quando vedi la palla, puoi prenderla”. Questo è il suo motto e il fatto che in questa stagione occupi comunque il quinto posto nel rating dei contested rebound fa di lui il classico giocatore solido, tenace e duro che sai esattamente cosa porterà ogni sera alla partita. Questa sua tenacia lo ha aiutato in maniera importante quando ha dovuto trovare una soluzione alla sua inefficacia ai tiri liberi. La meccanica era tremenda e così ha deciso di cambiare mano di tiro passando dalla sciagurata sinistra alla destra. Steve Nash, general manager del Team Canada, ha detto di aver passato con lui diverso tempo durante questo processo e di essere rimasto folgorato dalla sua voglia di migliorare il proprio gioco, anche a costo di ripartire da zero per ricostruire il tiro con la mano debole. Anche Jeremy Pargo, all’epoca suo compagno, è rimasto impressionato dall’etica del lavoro e dalla continuità con cui ha voluto compiere questo passo. E’ stato proprio lui in principio a stimolarlo sul fatto che a livello di meccanica fosse molto meglio con la mano destra. Inizialmente venne respinto con perdite, poi quando Tristan si convinse e mise in atto il cambiamento scrisse una mail all’ex compagno per informarlo della metamorfosi ringraziandolo.

La sua forza e solidità sono testimoniate dal fatto che ha la più lunga striscia di partite giocate consecutivamente dopo DeAndre Jordan e anche per questo viene chiamato T-Top in uno dei suoi tanti soprannomi. Degli innumerevoli che gli sono stati affibbiati come T-Square, T-Dot o Double-T il migliore arriva da una situazione molto curiosa.
Prima dell’inizio di una partita, l’assistente Larry Drew propone alla squadra una specie di gioco dell’impiccato mettendo dieci trattini e facendo scegliere una lettera ad ogni giocatore sino ad andare a compilare alcuni degli spazi vuoti. Dopo il giro di lettere in stile ruota della fortuna, il coach chiede quale fosse la parola che avrebbe avuto a che fare con il momento prepartita e l’obiettivo della squadra prima del match. In quel momento prese la parola Tristan nel silenzio generale e disse: ”Radiaton” che in primis non c’entra nulla con il basket e in secundis è di nove lettere. Ovviamente i compagni lo presero in giro tanto da affibbiargli proprio Radiation come nuovo nickname.
Nell’NBA di oggi è un Lebron’s guy, quello che lui definisce un Young King (un piccolo suddito del re LeBron), che nonostante tutto alla prima palla a due della nuova stagione non aveva ancora definito il proprio futuro. A causa di ciò diventerà restricted free agent al termine della stagione.
Indiscrezioni fuoriuscite a inizio gennaio parlavano di un quadriennale da 52 milioni di dollari in arrivo per lui. Quando gli fecero la domanda dicendogli: “YahooSports ha detto che stai per firmare un quadriennale da 52 milioni. E’ vero?”, lui ha risposto in pieno stile Radiation: “Non lo so io ho GMail e non conosco Yahoo news”.
Una quote che senza sentire le altre può essere tranquillamente la più bella dell’anno, per definire un soggetto unico, forse poco appariscente, ma dalla grande personalità.

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