Horace Grant duro con Jordan: "non sono una spia, basta"

Duro attacco da parte del compagno di squadra del n°23 dei Bulls durante il primo three peat, indicato come la talpa dello spogliatoio di Chicago
20.05.2020 18:59 di  Paolo Terrasi  Twitter:    vedi letture
Horace Grant duro con Jordan: "non sono una spia, basta"

Tra i lati più controversi di The Last Dance, c'è il passaggio sul libro "The Jordan Rules", scritto da Sam Smith, giornalista al seguito di Chicago e beninformato sulle dinamiche interne. Anche troppo, visto che vi sono possibili talpe nello spogliatoio dei Bulls: secondo Jordan, una di queste era Horace Grant

Bugie, bugie e ancora bugie - risponde l’ex giocatore dei Chicago Bulls - se Jordan ha provato rancore nei miei confronti, possiamo risolvere la questione da uomini. Possiamo discuterne o trovare un altro modo per sistemare le cose. Ma ancora una volta, davanti a una telecamera ha iniziato a ripetere la bugia secondo cui io sono la fonte che ha spifferato le cose scritte nel libro. Io e Sam siamo sempre stati grandi amici, lo siamo tutt’ora, ma la sacralità dello spogliatoio e dei suoi segreti non è mai stata messa in discussione. Sam è un grande giornalista investigativo, questa è la spiegazione. Ha sempre detto di aver avuto due fonti: perché MJ continua a puntare il dito soltanto contro di me? Il suo è soltanto rancore: te lo dico io, non ha altre ragioni se non quella. E penso che venga fuori durante il documentario. Se dici qualcosa fuori posto sul suo conto, vieni fatto fuori, farà di tutto per distruggere il tuo personaggio”. 

L'ex Bulls e Magic è critico sulla trasmissione, spesso criticata per mancanza di oggettività: "Vorrei poter dire che è soltanto una questione di spettacolo, ma chi c’era ed è stato suo compagno di squadra, sa bene che il 90% di quei racconti - non so se posso dirlo in diretta - non sono reali. Perché molto spesso a quello che Jordan diceva ai suoi compagni, seguiva una risposta altrettanto dura da parte di chi era con lui in spogliatoio. Ma l’editing e il montaggio del documentario hanno fatto passare un messaggio diverso, ammesso e non concesso che si possa definire documentario”. Il primo a rispondere alle provocazioni del n°23 fu ovviamente Grant, stando sempre al suo racconto: “Sentiva di poter essere la personalità dominante anche con me, ma si sbagliava di grosso. Perché ogni volta che provava a fare il duro, io rispondevo. Quando sei il protagonista di un lavoro del genere e hai sempre l’ultima parola su ciò che andrà in onda e quello che verrà tagliato… beh, non è un documentario. È una storia creata ad arte per raccontare il tuo punto di vista. Ci sono stati una marea di fatti che sono stati tagliati, montati ad hoc. Le cose spesso sono andate in maniera profondamente diversa”